Napoli, una città unica e piena di folclore

Napoli sorge al centro di un golfo famoso fin dall’antichità per la bellezza del paesaggio, la mitezza del clima e la salubrità dell’aria e solo negli ultimi anni sta recuperando l’armonia perduta. Anche il folclore e le tradizioni che rendono unica questa città sono state recuperate negli ultimi tempi.

Ad esempio, la canzone napoletana continua a definire l’immagine della città: ciò vale sia per quella classica che per il fenomeno attuale dei neomelodici. Nel primo caso si parla della musica preottocentesca e ottocentesca, legata alla festa di Piedigrotta, la cui prima canzone ufficiale è “Te voglio bene assaie”. Altre canzoni famose sono nel 1880 “Funiculì funiculà” e le opere di Salvatore Di Giacomo.

La canzone napoletana rimane di successo, ma ha affidato ormai principalmente la sua diffusione ai dischi, alla radio e alla televisione. I bassi esistono ancora, soprattutto nelle parti del centro storico non toccate dal turismo.

Lungo i decumani i locali terranei sono adibiti a negozi e botteghe, ma nei cardi che disinnescano, nei quartieri spagnoli, alla Sanità, continuano a essere abitati e i vicoli continuano a essere, specie d’estate, il salotto degli abitanti dei pianterreni.

La credenza nella iettatura e nel malocchio sopravvive e in tutti i ceti. Non è raro incontrare nei quartieri più popolari chi, per pochi euro e con un turibolo rudimentale, sommerge il passante di fumi di incenso per allontanare il malocchio.

Particolare evidenza riveste la festa del patrono San Gennaro, durante la quale nel primo sabato di maggio (processione delle reliquie dalla Cappella del Tesoro a Santa Chiara) e il 19 settembre (festa del Santo) avviene il miracolo della liquefazione del sangue, conservato in due ampolle di vetro, a loro volta racchiuse in una teca di cristallo.

Il miracolo, quando avviene, si ripete per gli otto giorni consecutivi. Sono noti gli scongiuri, le invocazioni e anche le ingiurie al Santo, da parte di vecchiette che si vantano di essere sue lontane parenti, per incitarlo al miracolo. A seconda del grado di liquefazione si annunciano al popolo lieti o catastrofici eventi futuri.

Aspetti del folclore legati alla religiosità precristiana sono riconoscibili nella cura rivolta da alcuni devoti ai crani (le capuzzelle) nelle grotte ossario e negli ipogei delle chiese di Purgatorio ad Arco e San Pietro ad Aram. I resti dimenticati sono adottati dal devoto e diventano oggetto di cure attraverso le quali possono trovare pace.

Un rapporto costante con le anime del Purgatorio lo si trova anche nelle raffigurazioni popolate di statuette fra le fiamme che si trovano spesso al di sotto delle immagini sacre negli altarini delle strade.

Manifestazioni religiose durante la Quaresima sono quelle che precedono il pellegrinaggio, il Lunedì in Albis, di numerosi fedeli al Santuario della Madonna dell’Arco. I fedeli, scalzi e vestiti con un abito bianco ornato di una fascia azzurra e di una rossa, devono compiere di corsa l’ultimo tratto del pellegrinaggio. Per questo sono chiamati fujenti e le loro associazioni sono diffuse nei quartieri più popolari.

Se vi trovate da queste parti e avete voglia di spendere qualche giorno a Napoli vi consigliamo di sceglie un bb in pieno centro storico